Quando il freddo si fa sentire, il prato sembra rallentare di colpo: la crescita quasi si ferma, le foglie perdono quel verde vivido e la vegetazione pare sospesa nel tempo. Ma dietro questa apparente pausa si nasconde un lavoro molto più attivo, che riguarda il terreno invece che la parte visibile del prato stesso. Nei mesi più gelidi — dicembre, gennaio e febbraio — non serve nutrire l’erba come d’abitudine, ma la vera sfida è prendersi cura del terreno fertile, mantenendolo vivo e attivo. Spesso, soprattutto nelle città, l’inverno viene visto come un periodo in cui si può trascurare il prato, anche se in realtà il suolo necessita di una preparazione attenta, per quando le temperature torneranno a salire.
Sfruttare questo momento di “riposo” significa guardare sotto la superficie: lì si gioca la vera partita. La qualità del terreno influisce moltissimo sulla risposta del prato al freddo e sulla rapidità con cui si risveglierà. Quando il suolo è “dimenticato”, anche il prato più curato soffre, mostrando ingiallimenti che durano più di quanto si vorrebbe. Ecco il punto: in inverno, più che fertilizzare, conviene pensare a curare a fondo il terreno, qualcosa che a volte passa in secondo piano.
La gestione delle esigenze del prato in inverno
Con il calo delle temperature, il prato riduce drasticamente le sue attività: cresce molto lentamente o addirittura si ferma, riducendo così anche la necessità di nutrienti. Rispetto all’autunno, chiede meno, ma solo a patto che siano state fatte concimazioni mirate prima. Una fertilizzazione a base di potassio, accompagnata da azoto a lento rilascio — fatta prima del freddo — aiuta il prato a “fare scorta” di energia, preparandolo a superare bene la stagione. Serve a mantenere la resistenza allo stress climatico e a preservare la salute del tappeto erboso.

Se però questo passaggio è stato saltato, è possibile intervenire anche durante il freddo. In questi casi, sono preferibili fertilizzanti a rilascio lento, che non dipendono troppo dall’umidità del terreno, così il prato riceve nutrienti costanti. Chi abita in città lo sa bene: un prato trascurato tende a ingiallire — segno di carenze accumulate — e questo è un chiaro invito a cambiar marcia, anche in inverno.
Nel cuore dell’inverno però, usare fertilizzanti tradizionali a base di azoto non ha molto senso, perché il freddo blocca l’assorbimento da parte delle radici. Perciò conviene spostare l’attenzione sulla salute del terreno, che resta la strategia più efficace per far sì che il prato torni forte e pimpante una volta terminato il letargo.
Perché il terreno è la chiave per un prato sano
Col prato che scalda i motori lentamente, il terreno non può stare al palo. Ha bisogno di un’attenzione diversa, soprattutto per mantenere la sua biofertilità. Con questo termine si indica la sostanza organica attiva presente nel suolo, quella che nutre i microrganismi e fa vivere il terreno. Sono proprio loro, i piccoli “abitanti”, che garantiscono una crescita sana una volta che il clima si fa meno rigido.
La sostanza organica è importante perché rende il suolo poroso e capace di trattenere acqua: un aspetto non banale, perché aiuta le radici a evitare la disidratazione causata dal gelo. In quei prati dove il terreno è “spento”, l’erba spesso fatica a rispondere alle concimazioni, mostrando ingiallimenti che si prolungano nei mesi freddi. Se il suolo è troppo drenante o povero di lombrichi e microrganismi, vuol dire che serve un’aggiunta di sostanza organica.
Prendersi cura del terreno durante l’inverno significa — tra l’altro — avere un prato più resistente e meno suscettibile ai problemi stagionali. Chi ogni anno interviene con sostanza umica, specialmente nel Nord e Centro Italia dove il freddo punge davvero, mantiene un ecosistema attivo anche quando la temperatura scende, un aspetto spesso trascurato nella manutenzione quotidiana.
Quali prodotti usare e come dosarli nel periodo freddo
Non tutti i tipi di sostanza organica vanno bene per l’inverno. Prodotti tradizionali come stallatico o cornunghia — utili d’estate o in contesti diversi — possono risultare poco adatti e persino puzzolenti se messi sul prato in questa stagione. Meglio optare per prodotti ricchi di acidi umici e acidi fulvici, forme più attive e rapide della sostanza organica.
Disponibili liquidi o granulari, per l’inverno si preferiscono generalmente quelli granulati: rilasciano piano piano i nutrienti, evitando che vadano persi con la pioggia o dilavamento. Alcune formule contengono anche micorrize e trichoderma, microrganismi “amici” che rafforzano le radici e migliorano la difesa dalle malattie.
Per un prato in condizioni mediamente buone, si consiglia circa 20-30 grammi per metro quadro; quantità che può salire fino a 60 grammi in suoli più poveri. È chiaro, una valutazione precisa richiederebbe un’analisi del terreno, ma anche un’occhiata attenta al prato aiuta: frequenti ingiallimenti o un suolo “dormiente” sono segnali che non vanno sottovalutati.
Nelle zone con inverni più lunghi e umidi — pensiamo al Nord e Centro Italia, dalle parti di Milano o Firenze — mantenere il terreno con queste cure aiuta notevolmente, riducendo la necessità di interventi aggressivi quando arriva primavera e poi estate. Diciamo che è un investimento sulla qualità futura del prato.